Madre e Regina del Carmelo, in questo giorno solenne in cui i tuoi figli si raccolgono fiduciosi dinanzi al tuo altare per dimostrarti una viva riconoscenza per tanti benefici ad essi compartiti da Te e per farti conoscere il tenero affetto con cui ti amano, anch’io, indegnissimo tuo figlio, mi porto alla tua presenza e ti ringrazio di tutto cuore d’avermi aggregato al tuo santo Ordine e di avermi vestito del tuo Scapolare. (Per la festa del Carmine, XIX/XX secolo – Con Maria sulle vie di Dio, Antologia della marianità carmelitana). Questa è una delle tante espressioni di devozione alla vergine Maria elaborate da coloro che l’hanno conosciuta e amata come Madre del Carmelo. Siamo prossimi alla celebrazione della Solennità che onora Maria con questo titolo ed è bello leggere alcuni esercizi di pietà mariana che testimoniano un affetto filiale immutato nei secoli: in essi si percepisce una particolare tenerezza filiale di uomini devoti alla Vergine, associabile alle manifestazioni devote che quotidianamente abbiamo occasione di osservare nel Santuario, durante le ore di preghiera o quando riordiniamo questo sacro luogo che resta sempre aperto. In diversi momenti della giornata, infatti, pellegrini o “vicini di casa”, si concedono una sosta di preghiera, intensa come un respiro senza il quale non è possibile vivere. Alcuni tra loro sembra non si accorgano neanche della nostra presenza: salutano il Signore e si fermano nel luogo dove l’Addolorata è apparsa. Nel loro raccoglimento Maria li riveste di consolazione e il loro dialogare così traboccante di fede, implora custodia, accoglienza e silenzio. Qui Maria è onorata come Addolorata, ma anche come la Donna che ha vissuto nella Terra Santa alla quale i carmelitani, ovunque vivano, sono strettamente legati: di essa porta con Sé tutte le caratteristiche di una eccelsa fertilità. Un giardino fiorito che richiama amore universale e infinito, giardino che è simbolo del Carmelo, luogo di incontro nuovo con Dio. È in questo incontro che anche i più desolati deserti fioriscono: così sembra accadere ogni volta che qualcuno si inginocchia guardando la statua della Vergine, in un luogo in cui Terra Santa e terra di Maremma si mescolano. “O Madre del bell’amore, perché non sono tutto affetto per te? Vorrei avere mille lingue per lodarti e ringraziarti degnamente ed un cuore tutto infiammato per amarti immensamente come tu meriti!” Anche noi ci poniamo la stessa domanda… noi che più di tutti qui, siamo chiamate ad essere somiglianti più che mai a Colei che accoglie per ridare speranza e consolazione. “Tu, se vuoi, puoi ottenermi dal tuo divin Figlio quelle virtù che in me desideri. Fallo, o Madre mia, e non permettere che io, adornato della tua divisa e vestito del tuo Santo Abito, mi allontani giammai dal tuo servizio: non permettere che io, ammesso nel numero dei tuoi figli, tradisca e profani con le opere l’augusto carattere di tua figliolanza”. Chi è “rivestito” di consolazione, e tanto più chi si è impegnato a rispondere a tale dono portando il segno visibile e sacramentale di questa consolazione ricevuta nel legame con la Vergine Maria, lo Scapolare, continua a chiedere grazia per superare preoccupazioni, affanni, distrazioni. “Diffondi in me sempre più viva la luce di quella fede che ti fece beata; sono pieno di miserie spirituali e temporali. Molti dolori dell’anima e del corpo mi stringono da ogni parte ed io mi rifugio, come figlio all’ombra della tua protezione materna”. Maria è come un nuovo paradiso in cui poter trovare riposo. Il Carmelo, privo di spine e cardi, “che profuma di frutti e fiori d’ogni specie”, è la casa che Ella abita e nella quale invita a trascorrere un tempo prezioso di rigenerazione. Ecco quello che i nostri occhi vedono e quello che il nostro cuore sperimenta. “Se sono tuo figlio, o Maria, io voglio che Tu sia l’amorosa mia Madre; se sono tuo figlio, voglio per tutto il tempo della mia vita ubbidirti con tenerezza per essere parte delle tue materne benedizioni. Cosi sia”.

 

Sr M. Daniela del Buon Pastore, O.Carm.