Lo Scapolare è un “lembo di cielo” donato da Maria. L’abito è dono di Maria, gesto materno, espressione del suo amore e della sua sollecitudine nel rivestire il fedele con i lineamenti del suo volto, che è poi il “volto che più a Cristo somiglia”. (Carlo Cicconetti, Simboli Carmelitani)

Cos’è dunque per noi lo Scapolare: un legame di unità e carità che congiunge indissolubilmente i cuori, simbolo di reciprocità tra i carmelitani – compresi tutti coloro che sono associati all’Ordine con l’imposizione dello Scapolare – e Maria. Siamo in piena estate e in piena calura, tendiamo ad alleggerire gli abiti e l’argomento di riflessione è un abito con una trama fitta di secoli! L’abito però è un simbolo che supera la funzione di coprire il corpo e rimanda alla relazione: con sé stessi, rivelando l’identità di chi lo indossa attraverso forme e colori; con la società, indicando una posizione sociale o un servizio specifico. La veste è prolungamento di un corpo che rivela l’interiorità di una persona ed è quindi uno strumento per comunicare, esprimere la propria personalità. Dio è rivestito di maestà e di bellezza (sal 104), noi di dignità come nel caso di Adamo ed Eva che ricevono da Dio tuniche di pelli confezionate da Lui stesso (Gn 3,21), o Giuseppe che riceve dal padre Giacobbe una tunica dalle lunghe maniche che lo rende agli occhi di tutti il più amato. La ricchezza simbolica dell’abito nella Bibbia, trova il suo culmine nelle vesti di Cristo, a partire da quelle che lo avvolgono nella mangiatoia, per arrivare alla sindone. Il rivestirsi di Cristo di cui parla San Paolo, è accettare di vivere fino in fondo un processo di trasformazione, fino a divenire parte luminosa di quella Vera Luce e vera Bellezza in parte contemplata sul Monte Tabor dagli apostoli ivi presenti. Lo Scapolare è solo una parte del nostro abito, condivisa con i laici: un impegno comune a vivere questo speciale rapporto con la Vergine Maria. L’intero abito religioso, ricorda a noi in modo specifico, il “rivestirsi di Cristo” per somigliare a Lui in tutto, quindi combattere tentazioni e peccato, per offrire a Dio un cuore puro. Rivestirsi di Cristo vuol dire essere resi degni di vivere con Lui. Le Sorelle che ci hanno preceduto nel cammino erano abituate fin dai primi anni di formazione a baciare le “sacre lane” in segno di rispetto e gratitudine per quanto Dio aveva fatto per loro chiamandole a vivere una vita di sequela Christi: oggi noi baciamo solamente lo Scapolare per ricevere la benedizione di Maria e idealmente essere unite a tutti coloro che desiderano vivere i benefici spirituali della nostra Famiglia religiosa attraverso il così detto “abitino”. Dio tesse per noi alcune trame di misericordia, carità, umiltà, che noi dobbiamo imparare a tessere quando Egli ci consegna la navetta continuando della buona volontà e della fedeltà per delineare un prezioso progetto di vita. Anche Maria tesse le prime trame dello Scapolare con fili di virtù che le appartengono e che noi dobbiamo saper fare nostri continuando ad intrecciarli con lei fino al completamento dell’abito. Ella è indicata nell’Apocalisse come la donna vestita di sole (Ap 12,1): una descrizione che rimanda alla maestà e bellezza di cui si riveste Dio e quindi un Dio traboccante da lei. Rivestirsi di Maria attraverso lo Scapolare è dunque avere in sé Cristo traboccante, è divenire generatori di figli di Dio, come la Chiesa. È un insieme di legami che nascono e sono custoditi da una relazione primaria che è quella della preghiera. La Sposa va incontro allo Sposo, e “le sue vesti son tutte mirra, aloe e cassia”, profumate e preziose (Cfr Sal 45): tutto attorno allo Sposo Re è bellezza e mentre la Sposa Regina procede verso di Lui, tutti gioiscono e fanno festa insieme, una festa che diventa canto, che si fa preghiera. Vogliamo vivere anche noi questa festa dell’anima e del corpo rivestiti e profumati dell’amore di Dio e delle premure della Vergine Madre e Sorella, bellezza del Carmelo.

Sr M. Daniela del Buon Pastpre, O.Carm.